3/31/2006

Nè laico nè confessionale

Socrate
Uno dei punti cardini attorno a cui ruota la giostra elettorale di queste elezioni politiche, è sicuramente il nodo dei valori su cui si basa la nostra società. Critiche su critiche sono piovute dalla sinistra per i recenti interventi del Cardinal Ruini e di Papa Ratzinger, i quali hanno sentito la necessità di ribadire l'auspicio che il Governo futuro tuteli la famiglia, la legge sulla droga e il diritto di vita dell'embrione sin dalla nascita. In coro verdi, radicali, comunisti, rifondazione, Di Pietro e la sinistra in generale hanno denunciato l'ingerenza del Vaticano sullo scenario politico italiano, con argomentazioni - a mio avviso - insensate. Dicono: "lo Stato deve essere laico, la Chiesa non deve intervenire sullo scenario della politica italiana, i cattolici devono votare non seguendo le indicazioni del Vaticano, ecc..". Secondo i signori della libertà di decidere sugli altri, un cattolico non dovrebbe votare secondo il proprio credo (cosa che deve essere rigorosamente tenuta nella sfera del privato, al massimo da esplicitare la Domenica quando si va a messa) ma secondo la politica espressa dai partiti. Come dire: io sono cattolico, credo nella sacralità della famiglia ma nella cabina di voto devo lasciar da parte i miei valori cristiani in nome della laicità dello Stato, quindi sempre in nome di questa posso accettare in tutta tranquillità i Pacs, vero trampolino di lancio verso i matrimoni omosessuali. E' logico che seguendo questo ragionamento la laicità dello Stato è più sacra dei valori su cui credo da cristiano. Questo è un paradosso.
Ma cos'è la laicità dello Stato? Uno Stato è laico quando fonda le proprie leggi e il proprio ordinamento sociale indipendentemente dalla confessione religiosa, cosa che invece accade in molti paesi Arabi che si fondano sulla sharia. Sacrosanto, non c'è dubbio. Ma allora da dove vengono i valori, e quindi le leggi e l'ordinamento sociale? Credo che questa sia una domanda fondamentale, che ogni uomo dovrebbe porsi, affrontando il tema esclusivamente con sè stesso, per cercare nella sua interiorità la sua vera essenza, libero dai dogmi ecclesiastici e ancor più dai dogmi dei partiti. L'uomo deve fare i conti con il suo Essere, deve seguire quella antica legge socratica valida per tutti i tempi: conosci te stesso. In noi stessi troviamo le risposte, il nostro sguardo non deve proiettarsi verso il mondo sensibile (maya, illusione per gli orientali) ma deve essere introspettivo, il nostro pensiero deve pensare la sua origine. Un lavoro sovraumano, un atto di coraggio e di forza di volontà: ma l'unica via per risalire la sorgente e vincere se stessi.